Liquidazione controllata: va respinta la domanda se manca un patrimonio liquidabile, anche con il consenso del debitore
Avvocato
Liquidazione controllata

Il Tribunale può e deve respingere l’istanza di apertura della liquidazione controllata presentata da un creditore, anche se il debitore vi ha aderito e non ha sollevato eccezioni, quando risulta evidente la mancanza di un patrimonio liquidabile.

Secondo un principio ormai consolidato, l’adesione del debitore alla richiesta non vincola in alcun modo il giudice, che è comunque tenuto a verificare con rigore la presenza dei presupposti previsti dalla legge. La procedura, infatti, ha una natura pubblicistica e non può essere attivata in modo automatico o meramente formale: deve basarsi su condizioni concrete, tra cui l’esistenza di una minima utilità patrimoniale da parte del debitore, segno necessario della sua meritevolezza.

Non è sufficiente, quindi, avanzare generiche promesse o ipotesi di redditi futuri non verificabili. In assenza di beni da liquidare o di redditi effettivamente cedibili, la liquidazione controllata perderebbe la sua funzione e si ridurrebbe a un semplice strumento per ottenere l’esdebitazione senza alcun reale sacrificio da parte del debitore.