Ristrutturazione dei debiti del consumatore: quando si può accedere alla procedura anche senza una condotta “perfetta”
Ristrutturazione dei debiti del consumatore

Nel percorso di ristrutturazione dei debiti del consumatore, uno degli elementi centrali per accedere alla procedura è la valutazione della colpa nella formazione del debito. Ma cosa si intende esattamente per assenza di colpa grave? E quali responsabilità ricadono sul debitore e quali, invece, sul finanziatore?

La colpa del consumatore va valutata con flessibilità

Ai fini dell’ammissione alla procedura di ristrutturazione dei debiti, la legge non richiede che il consumatore abbia agito con estrema prudenza o secondo standard “oggettivi” di condotta perfetta. Ciò che conta, invece, è che non abbia tenuto un comportamento consapevolmente irresponsabile o gravemente imprudente.

La colpa grave, quindi, va valutata caso per caso, tenendo conto delle condizioni soggettive del debitore (come il livello di istruzione, la situazione familiare o lavorativa, eventuali fragilità personali) e del contesto specifico in cui il debito è stato contratto.

In sostanza, la soglia per accedere alla procedura non è quella della perfezione, ma della “minima diligenza”, ossia l’assenza di una condotta marcatamente colpevole o superficiale.

I finanziatori devono fare la loro parte

La legge impone inoltre precisi obblighi anche ai creditori finanziari. In particolare, l’art. 124-bis del Testo Unico Bancario (TUB) prevede che gli intermediari debbano valutare attentamente il merito creditizio del consumatore, prima di concedere un prestito, acquisendo informazioni complete e affidabili, anche da fonti indipendenti.

Questo significa che:

  • Il finanziatore non può scaricare sul consumatore eventuali errori o incongruenze presenti nei moduli standard, soprattutto se compilati da intermediari.
  • Una dichiarazione unilaterale del consumatore, se non correttamente verificata dalla banca o dalla finanziaria, non può essere usata per contestare colpa grave e negare l’accesso alla procedura.

Tutela per i debitori in buona fede

Il sistema, quindi, riconosce una tutela importante a favore dei consumatori che, pur trovandosi in difficoltà economiche, hanno agito in buona fede e senza consapevole imprudenza. Non si tratta di penalizzare chi ha commesso piccoli errori di valutazione, ma di impedire l’abuso della procedura da parte di chi ha contratto debiti con leggerezza e dolo.

D’altro canto, le finanziarie devono esercitare la dovuta diligenza nella concessione del credito e non possono successivamente attribuire al debitore responsabilità che derivano da proprie carenze istruttorie.