Nella procedura di liquidazione controllata, il Liquidatore deve accertare con rigore i crediti insinuati allo stato passivo, rispettando le cause di prelazione e contestando eventuali pretese infondate. Se i crediti derivano da rapporti di consumo, è tenuto a esaminare d’ufficio i contratti per individuare clausole vessatorie, che non vincolano il consumatore e rendono inefficace il credito collegato. L’obiettivo è garantire correttezza e massima tutela per il debitore e i creditori.
Nel caso in cui il credito derivi da rapporti di consumo, il Liquidatore è tenuto a esaminare d’ufficio il contratto stipulato tra il consumatore e il professionista, valutando la possibile presenza di clausole vessatorie ai sensi degli articoli 33 e seguenti del Codice del Consumo. Tale verifica è necessaria per assicurare al consumatore il più elevato livello di tutela, in conformità con l’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (si veda, tra le altre, la sentenza del 17 maggio 2022, Ibercaja Banco).
Secondo la normativa europea e nazionale vigente, le clausole ritenute vessatorie non possono essere vincolanti per il consumatore. Pertanto, qualora tali clausole comportino un significativo squilibrio tra i diritti e gli obblighi delle parti e incidano sulla pretesa creditoria oggetto di insinuazione al passivo, esse dovranno essere considerate inefficaci ai fini dell’ammissione al passivo stesso.